La dottrina musicale e la fisica del suono, definiscono la fisarmonica come uno strumento musicale di tipo aerofono con mantice ad ancia libera. Il suo funzionamento e la produzione del suono avvengono per via dell’aria prodotta dallo schiacciamento del soffietto – sostanzialmente si tratta del mantice – che fa vibrare direttamente le lamelle di metallo poste alla sua estremità: per raggiungere diversi suoni, la fisarmonica utilizza due tastiere e a seconda della tipologia (esistono infatti molte fisarmoniche diverse) produce suoni diversi. Prima di esaminare la sua composizione e le varie tipologie, è importante approfondire anche la sua storia all’interno del panorama musicale.
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La storia della fisarmonica
La storia di questo strumento, come spesso capita, ha radici nel folklore popolare. Non a casa le sue origini sono incerte e forse riconducibili addirittura a Leonardo da Vinci (dando vita quindi a una paternità italiana). Certamente, la prima apparizione di una fisarmonica rudimentale è datata 1829, a Vienna. Nel corso del tempo lo strumento si è evoluto sempre di più fino ad arrivare al suo brevetto ufficiale, registrato nel 1854 da parte dell’americano Anthony Faas. Da qui in poi, lo strumento è stato sempre più affinato, soprattutto in Italia. Celebre, infatti, è la fisarmonica polifonica creata da Mariano Dallapé a Stradella, diventati oggi un vero e proprio monumento alla storia della musica. Lo strumento non è stato molto utilizzato da parte degli artisti più famosi perché ritenuto, soprattutto, di matrice popolare, tuttavia ha una grande diffusione in concerti e altre opere. In particolare, è molto interessante conoscere come è fatta una fisarmonica, perché richiede una grande precisione nel suo assemblaggio oltre che, naturalmente, anche nella selezione e qualità dei pezzi che la compongono e danno vita al suono.
Come è fatta una fisarmonica, caratteristiche e componenti
Come accennato, la fisarmonica – di qualsiasi tipologia essa sia, si compone sostanzialmente di tre parti principali. La prima è la cassa armonica e viene impugnata con la mano destra, la seconda è la cassa armonica dei bassi e viene impugnata con la mano sinistra; al centro, naturalmente, si trova il mantice e serve appunto a dare consistenza al suono. A seconda delle varie tipologie (che spaziano dalle fisarmoniche da concerto e da liscio fino a quelle da studio), producono un suono che può essere più o meno acuto. Di seguito sono analizzati più nel dettaglio questi componenti.
La parte sinistra della fisarmonica è chiamata lato canto, ed è quella con i tasti o i bottoni. Per produrre il suono, è necessario premerne uno: questo è ancorato a un sistema a leva che solleva una ventola, liberando il passaggio dell’aria fino alla voce. A seconda della tipologia di fisarmonica si possono avere vari bottoni, ma anche la diversa collocazione geografica influisce su questo aspetto perché, ad esempio, nei Balcani si usano tastiere con sei file di bottoni.
La cassa armonica, invece, è fissata al mantice per via di spille o viti. Sotto le casse armoniche si trovano delle soniere (si tratta di un castelletto di legno con diverse caselle da dimensioni variabili a seconda della voce che si vuole dare allo strumento). Le voci in questione sono costituite da una piastrina in alluminio: il particolare materiale permette di farle suonare diversamente a seconda dell’afflusso d’aria. Il passaggio dell’aria avviene attraverso il mantice della fisarmonica, costruito in cartone pieghettato, ricoperto poi di seta o di tela a seconda della peculiarità della fisarmonica. Per rendere più facile la manovra durante l’esecuzione di uno spartito, gli angoli interni del mantice sono fatti di pelle mentre quelli esterni di metallo di ottima qualità resistente all’usura.
La cassa armonica dei bassi si trova sotto il coperchio immediatamente dopo la cinta. Il sistema è interamente meccanico, composto da aste verticali e orizzontali, che aprono o chiudono le valvole delle voci permettendo ingresso ovvero uscita dell’aria.
Le tipologie di fisarmoniche
Esistono almeno cinque tipologie di fisarmoniche; le prime tre sono quelle tradizionali le restanti sono realizzate con un particolare processo e hanno delle peculiarità non indifferenti.
Fisarmoniche da liscio
La fisarmonica da liscio è sicuramente quella più diffusa. Solitamente, questa si caratterizza per avere tre voci alla mano destra e cinque alla sinistra, cosa che la fa chiamare in gergo fisarmonica in terza e quinta.
Fisarmoniche da concerto
Le fisarmoniche da concerto hanno 11 registri perché al loro interno viene aggiunto anche l’otto cassotto, si tratta di un registro molto ovattato e dolce che rende particolarmente armonioso il suono di questi strumenti. Queste fisarmoniche, come quelle da studio, sono utilizzate principalmente per le opere liriche o teatrali.
Fisarmoniche da studio
Fra le fisarmoniche tradizionali quelle da studio hanno dei bassi Converter e vengono utilizzate soprattutto nei conservatori perché si prestano bene a essere studiate per fare esperienza. Da un punto di vista giuridico, esiste una vera e propria cattedra per l’insegnamento della fisarmonica ma è stata istituita per legge solamente nel 1993.
Fisarmoniche diatoniche
La fisarmonica diatonica è chiamata anche organetto e, naturalmente, è un tipo particolare di questo strumento ad aria. La caratteristica principale di questo strumento è l’esiguo numero di bassi, che non superano mai i 12, e la possibilità che le note emesse sono in grado di toccare tonalità musicali molto più alte. Per via della loro bitonalità, le fisarmoniche diatoniche possono suonare note diverse con lo stesso tasto, per questo motivo il musicista deve essere bravo a impostare correttamente la scala agendo con la mano destra, dove si trovano due file di tasti. La forma dello strumento è verticale e solitamente viene collegata al corpo del musicista tramite una corda molto resistente.
La fisarmonica diatonica più diffusa in Italia è quella che presenta due file e 8 bassi e viene utilizzata soprattutto nel Sud Italia, dove si è ritagliata uno spazio importante anche nelle opere liriche e concerti per via della sua storia sostanzialmente popolare. Da questo modello discende il bandoneòn, la particolare fisarmonica composta da due file di tasti in cui il mantice si comprime quando la forza è impressa da entrambe le mani, poste all’estremità dello strumento, che hanno il compito di dare tono all’aria.
Fisarmoniche cromatiche
Le fisarmoniche cromatiche sono dette anche bitonali. Sebbene condivida in parte il funzionamento classico di questo strumento ad aria, la tipologia in questione è nata solamente durante gli anni Ottanta del ventesimo secolo; da un punto di vista costruttivo, si distingue dalla fisarmonica diatonica per via dell’aggiunta di una nuova fila di alterazioni, modificando le due file di impianto. Questa fisarmonica ha la particolarità di avere un aspetto sostanzialmente diverso da quello standard tradizionale, sia per forma che per suono. Oltre alle melodie, infatti, anche la prassi musicale è sostanzialmente diversa perché la fisarmonica cromatica predilige soprattutto suoni derivanti dall’apertura del mantice.
Suonare la fisarmonica cromatica bitonale richiede una conoscenza specifica dello strumento.