Com’è fatto il clarinetto e da quali parti è composto

Parti del clarinetto

Il clarinetto è uno strumento musicale a fiato, che, dal punto di vista strettamente tecnico, viene solitamente indicato come appartenente alla famiglia dei legni.
E’ caratterizzato da ancia semplice battente, e presenta un’imboccatura indiretta.

Come è strutturato il clarinetto

Il clarinetto rappresenta uno strumento musicale la cui struttura si compone di cinque parti principali, tra di loro reciprocamente collegate grazie alla presenza di apposite guarnizioni in sughero.
Questo materiale, grazie alle sue proprietà tecniche, costituisce infatti l’elemento ideale per tale genere di dispositivi: è infatti in grado di garantire un’ottima aderenza tra le parti interessate, è dotato di un eccezionale potere isolante, tuttavia non presenta problemi legati alla rigidità, e non fa dunque correre il pericolo che vengano a crearsi, con l’utilizzo regolare e ripetuto e il trascorrere del tempo, problematiche strutturali quali potrebbero essere, ad esempio, fessurazioni o crepe. Tali eventi andrebbero infatti a compromettere, in maniera potenzialmente addirittura irrimediabile, le prestazioni tecniche dell’oggetto.

La prima parte del clarinetto prende il nome tecnico di “bocchino“. Si tratta di una struttura caratterizzata da una lunghezza pari a circa sette centimetri, ed è strutturalmente munita di ancia semplice e legatura. Questa può anche prendere il nome di “fascetta”: dal punto di vista strutturale e da quello puramente tecnico, non cambia però assolutamente nulla, si tratta infatti soltanto di due possibili diverse denominazioni della stessa parte del medesimo strumento musicale.
Il bocchino costituisce la vera e propria imboccatura del clarinetto, e rappresenta pertanto la parte che produce le vibrazioni sonore.

Per la produzione di bocchini che siano in grado di rispondere ad elevati standard di livello tecnico e qualitativo, i materiali attualmente ritenuti migliori, che sono quindi quelli che vengono utilizzati su più ampia scala, risultano essere ebanite, cristallo e legno.


La seconda parte del clarinetto presenta una lunghezza stimabile attorno ai sei centimetri circa.
Il nome tecnico di questo elemento è “barilotto“: tale appellativo è dovuto al leggero rigonfiamento centrale che può essere riscontrato nella struttura di questo pezzo, e che contribuisce di conseguenza a donargli una forma tale da farlo assomigliare a quella di un barile.
Dal punto di vista strettamente tecnico, la sua funzione pratica è quella di fare risuonare le vibrazioni generate dall’immissione del fiato del musicista all’interno del bocchino.

COME è fatto il clarinetto – Video di Made in orchestra

Procedendo nel processo di analisi strutturale del clarinetto, si osserva che la terza e la quarta parte di questo strumento musicale, vale a dire le due strutture poste nella zona centrale, vengono tecnicamente denominate “corpo superiore” e “corpo inferiore”.
Le loro dimensioni strutturali sono abbastanza simili: il corpo superiore presenta infatti una lunghezza media stimabile attorno ai 19,5 centimetri circa, mentre il corpo inferiore misura 24,5 centimetri.
Non tutti i clarinetti in senso assoluto sono dotati di entrambe le sezioni strutturali appena citate: attualmente, infatti, vengono prodotti numerosi modelli di questi strumenti musicali la cui parte centrale risulta essere formata da una struttura unica, invece che dalla suddivisione in corpo superiore e corpo inferiore. In entrambi i casi (vale a dire, corpo superiore e inferiore uno di seguito all’altro oppure pezzo unico) si possono osservare ventiquattro fori, le cui dimensioni variano da uno all’altro in misura notevole, chiaramente visibile anche da chi non sia un esperto del settore e non abbia quindi l’occhio allenato a visualizzare immediatamente i dettagli tecnici più piccoli e precisi.

Le differenti dimensioni di questi buchi rappresentano la caratteristica tecnica che consente a questo strumento di andare a generare effetti sonori di tono diverso.
I primi sette fori, dei quali la maggior parte (ovvero sei su sette) risultano essere chiusi da anelli, vengono tappati direttamente dalle dita del musicista nel corso della sua performance artistica. Tutti gli altri possono invece essere chiusi tramite i cuscinetti, i quali sono appositamente azionati dagli anelli o dalle chiavi. Anche per quanto riguarda le chiavi si possono riscontrare alcune differenze tecniche immediatamente evidenti: possono infatti essere diciassette oppure diciotto. Si tratta di una variazione determinata dalla diversità del modello di strumento musicale preso in considerazione.

I fori presenti lungo l’intera parte centrale del clarinetto, venendo aperti e chiusi ritmicamente nel corso della performance musicale, determinano una modifica della colonna d’aria vibrante, e garantiscono in questo modo al musicista la possibilità di riuscire ad ottenere esattamente i suoni dell’intensità e del tono desiderati.

L’ultima componente strutturale del clarinetto porta il nome tecnico di “campana“. Le sue dimensioni vengono generalmente stimate attorno ai dieci centimetri circa, e la sua funzione tecnica consiste nell’andare ad ampliare ulteriormente la risonanza conferita ai suoni prodotti dallo strumento nel momento in cui viene suonato.

Con quali materiali viene costruito il clarinetto?

Il clarinetto rappresenta uno strumento musicale la cui struttura viene tradizionalmente fabbricata in legno di ebano. E’ proprio a questo materiale che è dovuto il suo tipico colore marrone, a volte talmente scuro da risultare addirittura quasi prossimo ai toni del nero.

Il legno attualmente impiegato in misura maggiore risulta essere il grenadilla, accanto al quale vanno annoverati anche il cocobolo e il palissandro, detto comunemente anche “legno di rosa”. Si tratta di un materiale che, nella maggior parte dei casi, proviene da territori molto lontani dall’Europa: questo legno viene infatti estratto da una pianta tipicamente originaria dell’Honduras.
Molto frequente risulta essere pure l’impiego del legno di quercia, materiale facilmente reperibile non solo Oltreoceano, ma anche nei nostri territori. Oltre a questo vantaggio, tale tipologia di legno ne offre un altro, di rilevante importanza: il suo costo risulta infatti essere non esageratamente oneroso.

I clarinetti utilizzati a scopi professionali, nella maggior parte dei casi, vengono costruiti con legno di ebanite. Questo materiale prende spesso il nome di “hard rubber“, ovvero gomma dura, in quanto lo si ottiene dal processo di vulcanizzazione della gomma.
Se si mette a confronto il costo di un legno pregiato con quello dell’ebanite, il secondo risulta essere particolarmente competitivo sul mercato: infatti, a differenza dei legni più raffinati, che devono essere sempre selezionati con grande attenzione e ben stagionati, l’ebanite può essere invece utilizzata in maniera diretta.

Nei secoli passati, i clarinetti venivano di frequente fabbricati anche con materiali completamente diversi dal legno: uno tra i più utilizzati era senza dubbio il metallo. Soprattutto nel corso degli anni Venti del secolo passato, i clarinetti fatti di metallo erano molto apprezzati, grazie al suono dolce che essi erano in grado di produrre, al loro costo davvero modesto e alla rapidità con cui era possibile fabbricarli.

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