L’Ondes Martenot è uno dei primi sintetizzatori elettronici della storia, inventato dal francese Maurice Martenot nel 1928. Martenot era un violoncellista e un tecnico radiotelegrafista, che durante la prima guerra mondiale aveva sperimentato le interferenze sonore tra gli oscillatori radio. Ispirato dal theremin, un altro strumento elettronico inventato dal russo Leon Theremin, Martenot volle creare uno strumento che potesse esprimere la sensibilità e l’espressività di uno strumento ad arco, ma con le possibilità timbriche e melodiche offerte dall’elettronica.
Il primo modello di Ondes Martenot fu presentato al pubblico nel 1928 a Parigi, in occasione dell’Opera di Parigi. Lo strumento consisteva in una scatola con due generatori ad alta frequenza, uno fisso e uno variabile, che producevano una differenza di frequenza udibile come suono. Il suono poteva essere modulato in altezza e intensità tramite due dispositivi: un anello mobile lungo un filo metallico, che permetteva di ottenere glissati e intervalli inferiori al semitono, e una tastiera mobile lungo una guida, che serviva come riferimento per le note. Il timbro poteva essere variato tramite dei filtri che agivano sugli armonici del suono fondamentale.
Indice dei contenuti
Il successo tra i compositori
L’Ondes Martenot ebbe subito un grande successo e suscitò l’interesse di molti compositori, tra cui Arthur Honegger, Darius Milhaud, André Jolivet, Jacques Ibert, Edgard Varèse e Olivier Messiaen. Quest’ultimo fu uno dei maggiori sostenitori dello strumento e lo utilizzò in diverse opere, tra cui la sua celebre Turangalîla-Symphonie del 1949. Messiaen fu anche il maestro di Jeanne Loriod, una delle più famose interpreti di Ondes Martenot, che sposò il fratello del compositore, Yvonne Loriod.
Lo strumento fu anche usato da altri musicisti di diversi generi musicali, tra cui la musica popolare, la musica da film e la musica sperimentale. Tra gli esempi più noti ci sono le colonne sonore di Lawrence d’Arabia (1962) e Ghostbusters (1984), composte rispettivamente da Maurice Jarre e Elmer Bernstein, i brani dei Radiohead How to Disappear Completely (2000) e Where I End and You Begin (2003), suonati da Jonny Greenwood, e le canzoni dei Daft Punk Touch (2013) e Giorgio by Moroder (2013), suonate da Thomas Bloch.
Le evoluzioni tecniche
Martenot continuò a perfezionare il suo strumento negli anni successivi, introducendo diverse modifiche e miglioramenti. Tra le più importanti ci furono l’aggiunta di una tastiera funzionante nel 1930, la possibilità di scegliere tra diversi diffusori sonori nel 1938 e la sostituzione delle valvole termoioniche con i transistor nel 1974¹. L’ultimo modello prodotto da Martenot fu il settimo, realizzato nel 1975 in pochi esemplari. Dopo la sua morte nel 1980, la produzione dello strumento continuò grazie ad alcuni suoi allievi e collaboratori.
Come è fatto il sintetizzatore Ondes Martenot
L’Ondes Martenot è uno strumento musicale elettrofono che produce suoni per mezzo dell’elettronica in quanto emette , un segnale audio elettrico che, a sua volta, comanda un diffusore acustico. Lo strumento si basa sul principio dell’eterodina, ovvero la combinazione di due segnali ad alta frequenza, uno fisso e uno variabile, che generano una differenza di frequenza udibile come suono.
Lo strumento è composto da diverse parti: una console con i controlli principali, una tastiera mobile lungo una guida, un anello mobile lungo un filo metallico, un diffusore principale e altri diffusori opzionali. La console contiene due generatori ad alta frequenza, uno fisso e uno variabile, che producono il segnale sonoro; un amplificatore a valvole o a transistor che amplifica il segnale; dei filtri che modificano il timbro del suono; dei commutatori che selezionano il tipo di diffusore e il tipo di suono; dei potenziometri che regolano il volume e la dinamica del suono; e dei pulsanti che attivano o disattivano il suono³.
La tastiera è costituita da una serie di tasti mobili lungo una guida metallica, che permettono di ottenere le note della scala cromatica con una precisione di un quarto di tono. La tastiera è sensibile al tocco e alla pressione, e consente di produrre vibrati e variazioni di intensità del suono. L’anello è un dispositivo alternativo alla tastiera, che consiste in un anello metallico collegato a un filo teso tra due estremità. Muovendo l’anello lungo il filo si varia la frequenza del suono in modo continuo, ottenendo glissati e intervalli inferiori al semitono¹. L’anello è dotato di un pulsante che serve per attivare o disattivare il suono.
Il diffusore principale è un altoparlante convenzionale che riproduce il suono dello strumento. Oltre a questo, lo strumentista può scegliere tra altri quattro diffusori opzionali, ciascuno con una caratteristica sonora diversa: il diffusore palme, una cassa acustica con una membrana flessibile che produce un suono morbido e caldo; il diffusore métallique, una cassa acustica con una membrana metallica che produce un suono brillante e metallico; il diffusore résonance, una cassa acustica con delle molle sospese che producono un effetto di riverbero; e il diffusore gong, una cassa acustica con un gong metallico che produce un effetto di percussione.
L’estensione e la notazione dello strumento
L’Ondes Martenot ha un’estensione di sei ottave e mezzo, dal do_2 al sol_8. La notazione musicale dello strumento segue le convenzioni della notazione tradizionale per gli strumenti a tastiera. Tuttavia, ci sono alcuni simboli specifici per indicare le tecniche particolari dello strumento, come i glissati, i vibrati, le variazioni di timbro e di dinamica. Inoltre, si usa indicare il tipo di diffusore da usare per ogni brano o sezione.
Utilizzo dell’Ondes Martenot nella musica
La musica classica
L’Ondes Martenot è uno strumento che ha attirato l’attenzione di molti compositori di musica classica, soprattutto nel XX secolo. Tra i primi ad utilizzarlo ci sono stati i francesi Arthur Honegger, Darius Milhaud, André Jolivet e Jacques Ibert, che lo impiegarono in opere come Pacific 231 (1923), Suite pour Ondes Martenot et piano (1933), Concerto pour Ondes Martenot et orchestre (1947) e Escales (1922). Anche il belga Joseph Jongen scrisse una Sinfonia concertante per Ondes Martenot e organo nel 1926.
Ma il più grande sostenitore dello strumento fu sicuramente Olivier Messiaen, che lo conobbe nel 1930 e ne rimase affascinato. Messiaen lo utilizzò in diverse opere, tra cui Fête des belles eaux (1937), Trois petites liturgies de la Présence Divine (1944), Turangalîla-Symphonie (1949), Réveil des oiseaux (1953), Oiseaux exotiques (1956), Chronochromie (1960), La Transfiguration de Notre Seigneur Jésus-Christ (1969) e Saint François d’Assise (1983)¹. Messiaen fu anche il maestro di Jeanne Loriod, una delle più famose interpreti di Ondes Martenot, che sposò il fratello del compositore, Yvonne Loriod. Loriod collaborò con Messiaen in molte opere e scrisse anche un trattato sull’Ondes Martenot nel 1987.
Altri compositori che hanno scritto per lo strumento sono stati il francese Edgard Varèse, che lo usò nella sua Deserts (1954), l’italiano Giacinto Scelsi, che lo inserì nella sua Uaxuctum (1966), il giapponese Takashi Yoshimatsu, che lo impiegò nella sua Atom Hearts Club Suite No. 2 (2000), e l’inglese Thomas Adès, che lo adottò nella sua The Exterminating Angel (2016).
La musica popolare
L’Ondes Martenot ha avuto anche una certa diffusione nella musica popolare, soprattutto nel campo della musica da film e della musica rock. Tra i primi a sfruttare le potenzialità dello strumento per creare atmosfere suggestive ci sono stati i compositori Maurice Jarre ed Elmer Bernstein, che lo utilizzarono nelle colonne sonore di film come Lawrence d’Arabia (1962) e Ghostbusters (1984)³. Anche Ennio Morricone lo usò in alcune sue opere, come Il deserto dei Tartari (1976) e Mission (1986).
Nel campo della musica rock, uno dei più noti utilizzatori dello strumento è stato Jonny Greenwood, chitarrista e tastierista dei Radiohead. Greenwood si appassionò all’Ondes Martenot dopo aver ascoltato la Turangalîla-Symphonie di Messiaen e ne acquistò uno nel 1998. Da allora lo ha usato in diversi brani della band, come How to Disappear Completely (2000), Where I End and You Begin (2003), Nude (2007) e Burn the Witch (2016). Greenwood ha anche composto delle opere per Ondes Martenot e orchestra, come Smear (2004) e 48 Responses to Polymorphia (2011).
Altri artisti che hanno usato lo strumento sono stati i Daft Punk, che lo hanno impiegato nelle canzoni Touch e Giorgio by Moroder del loro album Random Access Memories (2013), suonate da Thomas Bloch², i Stereolab, che lo hanno inserito nel brano Narco Martenot del loro album Dots and Loops (1997), e Vinicio Capossela, che lo ha adottato in alcuni brani del suo disco Marinai, profeti e balene (2011), suonati da Nadia Ratsimandresy.
Risorse utili
Se vuoi approfondire l’argomento dell’Ondes Martenot, puoi consultare i seguenti link:
- Ondes Martenot – Wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Ondes_Martenot
- Onde Martenot Funzionamento | Documenti | Suono Elettronico: http://www.suonoelettronico.com/ondemartenot_03.htm
- Ondes Martenot – Idioteque.it: https://www.idioteque.it/strumenti/ondesmartenot/
- Ondes Martenot: Intervista a Nadia Ratsimandresy – musicaelettronica.it: https://www.musicaelettronica.it/early-electronics-ondes-martenot-intervista-nadia-ratsimandresy/